07/06/17

Bardonecchia e le sue frazioni 2016


«Preghiamo per questi suoi figli ... perché li confermi
con la ricchezza dei suoi sette doni e ... li renda
pienamente conformi a Cristo suo unico Figlio».
(Dalla “Liturgia della Confermazione”)
Carissimi,
mi accingo a scrivere questa lettera dopo avere tenuto una lezione di catechismo ai cresimandi che frequentano la terza media. Porto nel mio animo l’immagine di quel gruppo, di una dozzina di adolescenti, seduto attorno al grande tavolo, oggi qualcuno meno del solito, in quanto quattro di loro erano assenti, e, parte dei quali, visibilmente svogliati. Uno ha un bel da dire che al catechismo non si è obbligati a venire e chi fa la scelta di esserci deve, però, impegnarsi con serietà e interesse. Sono parole dette al vento.
L’incontro, come al solito, è iniziato con la recita di una preghiera poi, prima di sedersi, offro loro, con buon garbo e modo affabile, la prima raccomandazione, nella fiducia di ottenere subito un clima di interesse e di viva attenzione:
 «Abbiamo a disposizione soltanto un’ora alla settimana per ascoltare Gesù Maestro di vita.
Approfittiamone senza sprecare neppure un minuto». Macché. Qualche istante appena e c’è subito da ridacchiare con il vicino, da parlottare, da prendere le cose sotto gamba. Non tutti. Ma bastano quei pochi per distrarre anche coloro che vorrebbero impegnarsi. Come vorrei che qualche genitore, ogni tanto, mi domandasse: «Come si comporta mio figlio al catechismo?».
Inizio a trattare l’argomento di oggi e devo, quasi subito, dare la prima occhiataccia ai distratti. Poi, poco dopo, mi tocca alzare la voce per richiamarli a fare bene. Per qualche minuto la lezione riprende ordinata e questo mi anima ad andare avanti con entusiasmo. Poi siamo da capo. Dico a voce bassa a chi mi sta seduto accanto, educato e attento, come parecchi altri e come dovrebbero essere tutti: «Ma... a scuola fate anche così?!». Spesso... è molto peggio, mi risponde convinto e con un po’ di amarezza. Quella sua risposta un po’ mi solleva. Non dipende da me, penso. È il loro atteggiamento abituale. Poveri noi... povera scuola... rifletto tra me e me. Come aveva ragione il Papa Emerito Benedetto XVI quando affermava che la più grande urgenza del momento è quella educativa. Lui parlava di «emergenza educativa». Ne sono convinto anch’io. Quella di educare è un’arte che si è smarrita. Un tempo la famiglia, la scuola e la Chiesa, in questo, andavano nella stessa direzione. Era, poi, così sbagliato... considerando come oggi, nel lassismo educativo, sia tutto parecchio a brandelli? Pur volendo offrire, con il catechismo, un’educazione solida per la formazione delle coscienze, questa resta ininfluente. Cosa può ottenere un povero Parroco, oppure una brava catechista della Parrocchia, una volta alla settimana, pur mettendoci tutto l’impegno possibile? È una goccia che si perde nel mare.
Oggi avrei voluto entusiasmarli circa gli impegni di vita cristiana derivanti dalla Cresima.
Avrei voluto entrare nel loro cuore per convincerli che Gesù è l’Amico divino che non tradisce. Avrei voluto aiutarli a comprendere la necessità di rifuggire dai pericoli contro la fede. Avrei voluto accendere in loro dei buoni propositi di vita cristiana. Ho raccomandato, come sempre, la necessità della Messa domenicale, che trascurano in tanti, pur sapendo a priori lo scarso effetto del mio appello. Avrei voluto vedere brillare i loro occhi di gioia. Tra un “sta’ zitto, per favore...” e un “girati, fa’ attenzione...” ed altri rimproveri garbati, qualche buon sentimento ho tentato di trasmetterlo. Ma quanta fatica!
Negli ultimi anni, a malincuore, ho dovuto gradualmente rinunciare a quegli obiettivi che ritenevo e ritengo necessari per una solida formazione cristiana, come la conoscenza dei contenuti della fede e gli insegnamenti principali del catechismo, perché mi accorgo che “l’educazione” attuale si accontenta del pressapochismo, manca di precisione, un po’ tutto è arruffato, così, anch’io, mi devo accontentare di quel poco e, dopo sette anni di catechismo, giunti alla Cresima, il loro bagaglio di formazione cristiana è assai esiguo. Vorrei che non solo “conoscessero” bene i contenuti della fede e del catechismo ma, soprattutto, che incontrassero Gesù nella vita interiore, per farlo diventare il loro unico punto sicuro di riferimento.
Con lui, compagno di viaggio e Maestro di vita, avrebbero un futuro ordinato, preciso, luminoso e colmo di bene. Chiedo troppo? Domando la luna? Sono un sognatore?
Nell’ultimo quarto d’ora consegno loro una scheda riassuntiva sull’argomento trattato da completare, custodire  nel raccoglitore e da riguardare a casa (!). Un lavoro semplice, di minimo impegno. Eppure anche questo, da parecchi, viene compiuto nel disordine, nella distrazione, frettolosamente, con poca cura. Vorrei che la loro vita adulta potesse impostarsi sul senso del dovere ben compiuto, sulla tenacia, sulla precisione. Mah!
Vorrei che, unitamente ai loro cari, credessero di più nell’efficacia del catechismo ben fatto e di non considerarlo più l’ultima ruota del carro, oppure di andarci quando non si ha nulla di meglio da fare, perché «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Altro che storie.
Intanto l’ora di catechismo è finita. Si alzano rumoreggiando con le sedie, il vociare cresce... vorrei ancora rivolgere loro qualche buona parola, ma non è più tempo... escono, qualcuno saluta, altri si allontanano frettolosamente, un gruppetto va nella stanza accanto a giocare a calcetto... ed io li osservo, penso al loro avvenire, alla loro vita, e li affido a Lui che conosce il cuore di ognuno, nella fiducia che la prossima settimana siano più recettivi e comprendano che la formazione cristiana è alla base della buona riuscita della vita, di quando saranno dei papà e delle mamme e avranno una loro famiglia da portare avanti e dei figli da educare.
Penso anche, tutto sommato, che, rispetto ad altri gruppi seguiti in un recente passato, non sono poi così male... e torno ad essere moderatamente ottimista.
Con l’affetto che conoscete.
Cordialmente.
Il Parroco
Don Franco Tonda

Bardonecchia, dicembre 2016.